Franziska by Unknown

Franziska by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: Elliot
pubblicato: 2019-03-09T16:00:00+00:00


V

La sera dello stesso giorno, Franzi ed Erwin salirono verso piazza Venceslao, parlando dell’avvenire. Il piccolo perfezionamento di Erwin al telegrafo senza fili si dimostrava interessante ma, da ciò che aveva sentito a Berlino, non era ancora definitivo che in una certa misura: 93 per cento di risultati positivi, 7 per cento di negativi.

«Bisogna che tutto vada col meccanismo di un qualunque orologio» disse.

«Ci riuscirai? Hai fiducia?».

«Non mi mancano né il tempo, né la tranquillità» rispose lui amaramente.

«Hai sempre il rimpianto dei tuoi libri di scuola?».

Erwin tacque. Dopo un po’ ricominciarono a discutere la questione “denaro”.

«Bisognerà che facciamo economia» disse Franzi.

«E soffrire la fame».

«Cosa importa? Io non ho ancora vent’anni e tu non ancora ventitré».

«Del resto io posso ben ricominciare a lavorare in un’officina elettrica».

«Ah, no!» rispose Franzi. «Non ti chiederò questo. Ma aspettami qui un minuto».

Erano passati davanti ad una libreria. Franzi tornò indietro e non ricomparve che dieci minuti dopo con due grossi pacchi.

«Eccoli i tuoi libri, Erwin» disse semplicemente. «Non ci sono tutti. Il vocabolario che si chiama Stowasser, non ho potuto portarlo io. Avevi anche quello, vero? Te lo manderà a casa il libraio appena gli darai l’indirizzo. Non guardarmi così, Erwin caro, pensi forse che non li abbia pagati?».

«Ti guardo perché senza dubbio è un regalo. Grazie. Ma non avresti dovuto farlo». «Perché no, Erwin?».

«Non ti avanzano per niente i tuoi pochi soldi».

Per noi due basteranno. E poi…basta rimproveri! Sii contento per una volta! Sii contento per farmi piacere, te ne prego! Non vorrei più sentirti dire che ti faccio regali che non puoi godere, come il mio vecchio quaderno di musica!

Erwin prese uno dei due pacchi. E non sapeva che Franziska aveva speso, per i suoi libri, un terzo del suo poco denaro.

Una domestica, con uno scialletto rosso sulle spalle e una brocca d’acqua vuota in mano, veniva avanti svelta.

«Gesù! Maria! Giuseppe! Sei tu, Franzi?».

Franziska le tese la mano.

«Sì, Minna. Non l’avresti mai pensato, vero? Sei sorpresa? Scusami, ti devo lasciare perché non sono sola. Tornerò in un momento più opportuno. Ma… vuoi dirmi ancora qualcosa?».

«Se» balbettò Minna, «se resti qui… non bere acqua. In città non c’è che una sola fontana buona. L’acqua solita è veleno, ora».

«Grazie. Ma non mi succederà niente. E ora addio, Minna. Verrò a trovarti più tardi, va bene?».

«Addio, addio» balbettò Minna spaventata, vergognosa e turbata da questo congedo brutale.

«Chi era quella graziosa creatura?» domandò Erwin.

«Mia sorella».

«Tua sorella? Non le hai detto quattro parole».

«E con questo?».

«Non t’importa di lei?».

«Oh!» rispose Franziska, «A partire da oggi è di noi che m’importa, mio caro».

E aggiunse mentalmente: “Io sola dovrò preoccuparmi di noi. Ieri è stato il mio ultimo giorno di libertà. Avrei dovuto aspettare il colloquio con Diemitz in albergo, quieta, riposandomi… invece di bighellonare nella piazza della Città Vecchia, bere vino forte e ammirare il getto d’acqua e i delfini… Che notte terribile. Avrei certo suonato meglio prima che dopo. Ma poco importa. Non posso tornare indietro. Minna non mi perdonerà mai quell’accoglienza e Erwin sarà sempre convinto che i



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